Se il tuo larice sta perdendo le sue foglie in autunno, non c’è alcun motivo di preoccupazione: si tratta di un processo del tutto naturale e uno dei pochissimi esempi di conifera decidua nelle nostre montagne. Il fenomeno, spesso sorprendente per chi associa le conifere all’aspetto sempreverde, è in realtà il risultato di un’adattamento ecologico estremamente raffinato e realmente affascinante.
Perché il larice perde le foglie: una conifera “decidua”
La maggior parte delle conifere come pini e abeti mantengono i propri aghi verdi per tutto l’anno grazie a una struttura fogliare evoluta che consente loro di resistere alle basse temperature invernali, riducendo la perdita d’acqua mediante cuticola spessa e sostanze antigelo. Il larice (Larix decidua), invece, fa eccezione: rientra nella categoria delle conifere decidue, cioè quei particolari alberi che, come molti latifoglie, in autunno si spogliano completamente dei propri aghi.
Il motivo principale di questa perdita non è segno di malattia ma di adattamento naturale agli ambienti montani. Nelle zone d’alta quota, dove il freddo invernale può essere estremo e il terreno tende a gelare per mesi, mantenere una chioma verde tutto l’anno richiederebbe un enorme dispendio energetico e rischierebbe di compromettere la sopravvivenza dell’albero. Così, anche se si tratta di una conifera, il larice adotta la strategia tipica dei latifoglie: riassorbe clorofilla e nutrienti dagli aghi durante l’autunno, li trasferisce nelle radici e nella corteccia, e lascia cadere gli aghi ormai inutili.
Il ciclo stagionale: dalla chioma verde ai bagliori d’oro
Durante la primavera e l’estate, il larice si presenta con una chioma folta e di colore verde intenso, assolutamente indistinguibile dalle altre conifere da lontano. Gli aghi, morbidi e sottili, fotosintetizzano il più possibile per accumulare energia e sostenere la crescita della pianta. In autunno, però, accade qualcosa di spettacolare: i pigmenti verdi vengono degradati e riassorbiti, mentre emergono i carotenoidi—pigmenti giallo-arancio presenti negli aghi—donando al larice la sua distintiva sfumatura dorata.
Quando arriva il primo freddo e le giornate si accorciano, si assiste così ad un vero e proprio incendio dorato sulle pendici delle montagne, dove larici secolari trasformano il paesaggio in uno spettacolo di colori caldi. Il larice rimane così per alcune settimane, poi, alla prima folata di vento più intensa, perde tutti i suoi aghi, lasciando i rami nudi fino alla primavera successiva.
Una strategia vincente contro il freddo estremo
Il larice si è evoluto in ambienti alpini, dove trova il suo optimum tra gli 800 e i 2200 metri di quota. In queste zone, i cambii di temperatura tra estate e inverno sono estremi, e il terreno spesso ghiaccia completamente per mesi. Gli aghi, per quanto resistenti, rappresenterebbero comunque una perdita d’acqua inaccettabile in condizioni di gelo prolungato. Per questo la pianta “sceglie” la strada della caduta delle foglie, abbattendo il rischio di disseccamento e proteggendo i tessuti vitali fino al ritorno della bella stagione.
Quando, verso la fine dell’inverno e con l’aumentare della luce, le radici tornano a poter attingere acqua, il larice riattiva le proprie funzioni vitali e produce una nuova chioma di aghi, restituita ogni anno più vigorosa e pronta ad assorbire la massima energia solare nel breve periodo vegetativo disponibile.
Curiosità botaniche e benefici ecologici
Oltre ad essere uno spettacolo per gli occhi, il ciclo di caduta degli aghi ha importanti ricadute ecologiche. Gli aghi caduti si accumulano sul suolo formando una lettiera che lentamente si decompone, arricchendo di sostanza organica i suoli montani, spesso poveri e sassosi. Questa lettiera fornisce nutrimento non solo al larice stesso, ma anche a molte specie di funghi e micro-organismi, favorendo la biodiversità e migliorando il ciclo dei nutrienti nell’ecosistema alpino.
Un altro aspetto degno di nota è che la perdita stagionale degli aghi protegge anche i rami dalla pressione della neve: rami spogli non trattengono il peso della neve fresca, così il rischio di rottura diminuisce notevolmente – un vantaggio non secondario su pendii ripidi e nevosi.
- Il larice non è malato se perde gli aghi in autunno: è una strategia adattativa propria della specie.
- Solo poche conifere condividono questa caratteristica: il larice è un’eccezione tra i propri “cugini” sempreverdi.
- Il cambiamento cromatico è legato alla degradazione della clorofilla: i pigmenti gialli emergono solo quando quello verde viene assorbito dalla pianta.
- Il ciclo naturale conferisce grande resilienza: il larice si difende così dai climi più ostili delle alte montagne e garantisce longevità e buona salute.
In conclusione, la perdita degli aghi del larice è uno dei tanti esempi della saggezza della natura, che ha selezionato adattamenti diversi per ogni clima e ambiente. Non preoccuparti se il tuo larice si spoglia in autunno: significa che la pianta è sana, ben adattata al territorio e pronta a rigenerarsi con splendore alla primavera successiva.
Per approfondire ulteriormente il ciclo biologico e l’ecologia di questa straordinaria conifera, si può consultare la voce Larix decidua.








