La presenza della muffa in casa è un problema molto diffuso che desta preoccupazione per la salute e l’estetica degli ambienti. Da sempre, la candeggina viene considerata la soluzione più rapida per eliminare le fastidiose macchie nere dalle pareti o da altre superfici. Ma questo rimedio così radicato nella tradizione domestica è davvero efficace, o al contrario rischia di aggravare il problema nel tempo?
Il mito della candeggina come rimedio universale
Per generazioni, l’abitudine di usare la candeggina per affrontare la muffa è stata trasmessa come una certezza, nel solco della saggezza popolare. Il suo potere sbiancante e disinfettante sembra offrire una soluzione immediata: applicandola, le macchie di muffa svaniscono in pochi minuti, lasciando la superficie visivamente pulita e priva di odori sgradevoli. Tuttavia, si tratta solo di una rimozione superficiale delle tracce visibili, che non agisce sul problema in profondità. Questo effetto cosmetico rischia di mascherare la reale entità della muffa, dando una falsa sicurezza sulla salubrità della casa.
Perché la candeggina non funziona davvero sulla muffa
Il limite principale della candeggina è la sua scarsa efficacia sulle superfici porose, come intonaco, legno e cemento. Su questi materiali, le radici della muffa – le spore – penetrano in profondità oltre lo strato superficiale. La candeggina elimina le spore solo in superficie, lasciandone intatte molte altre negli strati interni: la conseguenza è che la muffa si ripresenta puntuale dopo poche settimane, persino più estesa di prima. Questo processo si verifica anche perché l’alto contenuto d’acqua della candeggina può penetrare nei materiali, fornendo ulteriore umidità alla muffa e favorendone la ricrescita.
Ulteriore aspetto critico riguarda la pericolosità per la salute: i vapori emessi dalla candeggina sono tossici e possono causare irrigazione delle vie respiratorie, bruciore agli occhi, cefalea e tosse, specie in ambienti poco aerati e durante un uso prolungato. A ciò si aggiunge il rischio di danni a mobili, tessuti e superfici che possono risultare corrose o decolorate dalle sue proprietà chimiche aggressive.
Perché peggiora il problema?
- Dispersione delle spore: durante la pulizia con candeggina e lo strofinamento delle superfici, le spore possono essere rilasciate nell’aria, diffondendo la contaminazione in altre aree della casa. Questo aumenta il pericolo di allergie e infezioni respiratorie, specialmente per i soggetti più vulnerabili.
- Rimozione solo visiva: la muffa viene “sbiancata” ma non del tutto eliminata; le radici rimangono vitali e possono rigenerare facilmente nuove colonie.
- Favorisce nuovi focolai: l’umidità residua dopo la pulizia, sommata all’assenza di una reale bonifica, costituisce un terreno ideale per una futura ricrescita della muffa, spesso in forme ancor più estese e resistenti.
Effetti collaterali della candeggina: rischio salute e ambiente
L’uso frequente di candeggina porta con sé una serie di rischi immediati e a lungo termine per la salute degli abitanti e degli animali domestici. Oltre alla tossicità dei vapori, esiste il rischio di irritazioni cutanee per contatto e gravi problemi se accidentalmente ingerita. In ambienti chiusi e poco ventilati, la qualità dell’aria si deteriora notevolmente, peggiorando la situazione già compromessa dalla presenza di muffa. Nei casi più gravi, la combinazione tra elementi tossici liberati dalla muffa stessa e le sostanze emesse dalla candeggina può avere un impatto significativo sull’inquinamento indoor e sulla salubrità complessiva degli spazi domestici.
- L’odore pungente e persistente dei prodotti a base di candeggina tende a rimanere nell’aria anche giorni dopo la bonifica, causando disagio e ulteriore sensibilizzazione alle vie respiratorie.
- I prodotti antimuffa “inodori” spesso contengono comunque candeggina, limitandosi a coprire gli odori senza migliorare la reale sicurezza dell’ambiente.
Alternative efficaci e strategie preventive
Un approccio più efficace e sicuro alla lotta contro la muffa richiede un cambio di prospettiva: anziché affidarsi esclusivamente alla candeggina, occorre scegliere prodotti specifici in grado di eliminare le spore e agire in profondità, senza rappresentare un pericolo per persone e superfici. Tra questi rientrano i trattamenti professionali a base di composti antimicotici o biocidi autorizzati per gli ambienti domestici, spesso combinati a misure per ridurre l’umidità e migliorare la ventilazione.
L’efficacia di una bonifica dipende soprattutto dal risolvere le cause profonde della muffa, come:
- Condensa dovuta a scarso isolamento termico o ponti termici;
- Infiltrazioni d’acqua da tetti, pareti o impianti malfunzionanti;
- Scarsa ventilazione degli ambienti, in particolare in bagno e cucina.
Per risolvere il problema alla radice è consigliato:
- Mantenere il tasso di umidità relativa tra il 40% e il 60% mediante deumidificatori o ventilazione meccanica controllata;
- Intervenire con trattamenti protettivi sulle superfici più a rischio;
- Utilizzare vernici e intonaci traspiranti per limitare la formazione di condensa;
- Favorire il ricambio d’aria regolare aprendo spesso finestre, specie dopo il bagno o la cottura di cibi.
In presenza di muffe estese o resistenti, o in caso di allergie e patologie respiratorie, è raccomandato affidarsi a imprese qualificate per la bonifica e la diagnosi delle cause latenti.
La candeggina, dunque, può essere usata solo in casi eccezionali su superfici non porose e con la consapevolezza che si tratta di una soluzione temporanea, mai definitiva. Ogni uso deve avvenire con guanti, mascherina e stanza ben aerata, lasciando agire il prodotto per pochi minuti e risciacquando abbondantemente. Tuttavia, per chi desidera tutelare salute e abitabilità degli spazi nel tempo, la vera chiave è prevenire la formazione di muffe e intervenire con rimedi specifici e mirati, evitando soluzioni che rischiano solo di peggiorare la situazione e mettere a repentaglio il benessere domestico.








