Il pensionamento anticipato prima dei 60 anni, e in particolare a 57 anni, rappresenta una possibilità reale solo per una platea molto ristretta di lavoratori, grazie a specifiche misure previste dalla normativa italiana. Tuttavia, queste opportunità sono caratterizzate da requisiti selettivi e solitamente implicano condizioni lavorative, contributive o personali particolari che non tutti possono rispettare. La domanda centrale diventa, dunque, scoprire quali siano nel dettaglio le regole aggiornate e le opzioni disponibili nel 2025 per chi desidera lasciare il lavoro così presto.
Pensione a 57 anni: casi in cui è possibile
Le vie principali per la pensione prima dei 60 anni sono:
- Pensione anticipata per lavoratori precoci con molti anni di contributi
- Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) per chi dispone di una previdenza complementare
- Soluzioni specifiche come Opzione Donna, Ape Sociale, pensione di vecchiaia per invalidi o la pensione casalinghe
Per quanto riguarda il sistema pubblico (INPS), l’ordinaria pensione di vecchiaia si colloca a 67 anni d’età, con almeno 20 anni di contribuzione obbligatoria. Tuttavia, alcune condizioni mirate consentono, già oggi, di accedere al trattamento pensionistico a 57 anni:
- Lavoratori e lavoratrici che hanno iniziato a lavorare in età molto precoce (es. a 15 anni), maturando così oltre 41-42 anni di contributi già prima dei 60 anni
- Donne che rientrano nei parametri dell’Opzione Donna (età e requisiti contributivi specifici, disponibili solo in presenza di particolari condizioni come la cura di familiari disabili o disoccupazione di lunga durata)
- Lavoratori invalidi con almeno 80% di invalidità, che possono accedere alla pensione di vecchiaia in anticipo rispetto agli altri
- Iscritte al Fondo Casalinghe INPS, per cui è prevista la possibilità della pensione dal 57° anno d’età, sempre che siano stati versati almeno 5 anni di contributi
È importante sottolineare che tali forme di pensionamento, pur consentendo l’uscita dal lavoro prima rispetto agli standard, spesso prevedono assegni mensili inferiori rispetto al trattamento pieno, anche per effetto dei coefficienti di trasformazione meno favorevoli e della mancata maturazione di ulteriori anni di contribuzione.
Requisiti e dettagli delle principali opzioni
Pensione anticipata per lavoratori precoci (Quota 41)
La cosiddetta Quota 41 si applica ai lavoratori definiti “precoci”, cioè a chi ha versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni d’età. Nel 2025, il requisito richiesto per tale misura prevede:
- 41 anni di contributi effettivi
- Appartenenza a determinate categorie tutelate: disoccupati di lunga durata, caregiver, lavoratori gravosi o invalidi
- Assenza di un’età minima: ciò rende possibile, soprattutto per chi ha lavorato ininterrottamente fin da giovanissimo, il pensionamento anche a 57 anni
Per esempio, una donna che ha iniziato la propria attività lavorativa e contributiva a 15 anni, mantenendo una regolarità nei versamenti, può raggiungere 41-42 anni di anzianità entro il 57° anno, accedendo così all’anticipo pensionistico. Per gli uomini, la soglia ordinaria resta di 42 anni e 10 mesi di contributi.
Attenzione: non basta il requisito anagrafico, ma occorre dimostrare effettivamente i contributi richiesti, spesso molto difficili da raggiungere per chi ha avuto carriere lavorative frammentate o discontinuità.
Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA)
Chi ha aderito a un fondo di previdenza complementare può utilizzare la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata per percepire una rendita già dai 57 anni in attesa della pensione pubblica. I requisiti sono:
- Almeno 20 anni di contributi obbligatori nella previdenza pubblica
- Almeno 5 anni di versamenti al fondo di previdenza complementare
- Stato di disoccupazione da almeno 24 mesi
Grazie a questa misura, la persona può ricevere un reddito sostitutivo tra i 57 anni e la data di accesso alla pensione pubblica (come la vecchiaia o l’anticipata ordinaria). Il vantaggio della RITA risiede nella possibilità di evitare un periodo privo di reddito, sebbene si tratti di una soluzione limitata alle sole somme presenti nel fondo e riservata a chi ha accantonato risorse significative durante la carriera lavorativa.
Altre forme di anticipo pensionistico
Opzione Donna e Ape Sociale
La flexibilità previdenziale in Italia è stata parzialmente incrementata da misure specifiche, rivolte a categorie considerate meritevoli di tutela. In particolare:
- Opzione Donna: nel 2025 permette l’uscita dal lavoro anche prima dei 60 anni, solo per donne con almeno 35 anni di contributi e che rientrino in specifici profili di disagio. Il calcolo dell’assegno avviene interamente con il metodo contributivo, di conseguenza spesso l’importo risulta penalizzato rispetto alla pensione calcolata con il sistema misto.
- Ape Sociale: permette un anticipo dell’età pensionabile per chi svolge attività particolarmente gravose o si trova in determinate condizioni di svantaggio sociale. Il limite minimo resta comunque più alto rispetto ai 57 anni, solitamente circa 63-64 anni, seppur con eccezioni in alcuni casi di invalidità o particolari disagi.
Pensione casalinghe
L’INPS consente a chi è iscritto al Fondo Casalinghe la possibilità di richiedere la pensione di vecchiaia dal compimento del 57° anno, qualora siano stati accumulati almeno 5 anni di versamenti. Tuttavia, qualora l’età sia inferiore a 65 anni, il valore dell’assegno potrebbe essere molto basso, dal momento che l’importo dipende esclusivamente dai contributi versati (non vi è integrazione al minimo).
Questa misura risponde alle esigenze di chi si è occupato prevalentemente della cura domestica e familiare, senza un impiego strutturato alle dipendenze di un datore.
Le novità della Legge di Bilancio 2025 e i limiti attuali
Secondo le ultime disposizioni della Legge di Bilancio 2025, alcune condizioni per il pensionamento anticipato sono cambiate. In particolare:
- Per la pensione anticipata contributiva (cioè riservata a chi ha iniziato dopo il 1996), il requisito anagrafico più basso resta fissato a 64 anni con almeno 25 anni di contributi; dal 2030, il requisito contributivo salirà fino a 30 anni
- È imposto il divieto di cumulo: chi sceglie la pensione anticipata contributiva non può sommare redditi da lavoro subordinato o autonomo se non occasionale (max 5.000 euro lordi annui) fino ai 67 anni
- La soglia economica minima per poter andare in pensione con l’anticipo è stata rivista, tenendo conto della possibilità di integrare il requisito mediante la rendita maturata su fondi pensione
Tali limiti dimostrano come lo Stato tenda sempre più a premiare la continuità contributiva e favorire l’integrazione della previdenza pubblica attraverso la previdenza complementare. Tuttavia, non si prospettano nuove vie generali per il pensionamento a 57 anni nel 2025 per chi non rientra nei profili specifici sopra descritti.
Interpretazione delle norme e prospettive future
L’idea di poter andare in pensione a 57 anni rappresenta per molti ancora un traguardo difficile da raggiungere, riservato solo a chi ha accumulato moltissimi anni di contributi iniziando la vita lavorativa giovanissimo o a coloro che hanno costruito una previdenza complementare robusta. La tendenza normativa è, negli ultimi anni, quella di stabilizzare l’età pensionabile intorno ai 67 anni e di aumentare i periodi minimi di contribuzione per la pensione anticipata.
L’uscita dal mondo del lavoro prima di questa soglia rimane possibile solo a fronte di condizioni particolari di gravosità, disagio sociale, ridotta capacità lavorativa o per chi può contare sulle risorse di un fondo pensione integrativo che consente di attivare la RITA. Al momento, non esistono strumenti generalizzati che permettano di andare in pensione a 57 anni senza penalizzazioni economiche o senza requisiti molto stringenti.
In conclusione, il sistema italiano punta a garantire la sostenibilità e la solidarietà intergenerazionale attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile, lasciando margini per il pensionamento anticipato solo in presenza di esigenze di giustizia sociale o in risposta alla precarietà lavorativa. È quindi fondamentale valutare caso per caso, monitorando costantemente i cambiamenti normativi e pianificando in tempo la propria strategia di previdenza personale.








